Sono passati ormai due anni dall’avvento della pandemia, che ha lasciato segni profondi in svariati settori dell’economia mondiale. Tra i più colpiti c’è stato, senza dubbio, quello automobilistico, che ha risentito, più di altri, del grande clima di incertezza causato dalla comparsa del covid 19.
D’altro canto, la generale sensazione di sfiducia provocato da esso nel 2020, con un elevato numero di lavoratori in cassa integrazione o, nel caso dei lavoratori a tempo determinato, con contratti non rinnovati, non poteva far altro che riflettersi su un settore, come quello automobilistico, dove la spesa da dover sopportare, anche solo in forma rateale, non è certamente contenuta.
Settore automobilistico, ripresa timida: i numeri “pre-pandemia” sono lungi dall’essere raggiunti
Il crollo delle vendite nell’anno solare 2020, quindi, è stato estremamente elevato, nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi mesi. Ma se nel 2020 il virus è stato il fattore principale che ha messo in ginocchio il settore, il 2021, pur risultando complessivamente migliore del precedente, è stato un altro anno piuttosto complesso per il mondo automobilistico.
A pesare, stavolta, sono state le difficoltà produttive dovute, in primis, alla difficoltà di reperire componenti e materie prime sul mercato. Blocchi che hanno causato non pochi problemi nella produzione delle autovetture, con difficoltà o ritardi nelle consegne dei veicoli per i fruitori finali, ovvero noi automobilisti.
I numeri, come al solito, sono la cartina di tornasole di quanto il settore, a ventiquattro mesi dalla comparsa della pandemia, viva ancora un momento piuttosto delicato. Certo, i dati del 2021 sono risultati migliori rispetto a quelli del 2020, col settore che ha fatto registrare una crescita del 5,50%, ma sono nettamente inferiori a quello che il mercato faceva registrare in epoca pre-pandemica.
Basti pensare, infatti, che le vendite automobilistiche sono crollate del 20% se paragonate al 2019, annata in cui si fecero registrare nuove immatricolazioni per oltre 2 milioni di veicoli, in linea, in buona sostanza, con il trend degli anni precedenti. Quest’anno, invece, non è stata raggiunta la soglia psicologica del 1,5 milioni di auto vendute, a testimonianza di come il settore, a differenza di altri, sia lungi dal recuperare il volume d’affari degli anni antecedenti all’avvento del maledetto virus.
Il settore del noleggio a lungo termine sorride
Situazione decisamente migliore, invece, per il settore del Noleggio a Lungo Termine. Anche il mercato del NLT ha subito un rialzo dopo il periodo precedente messo a dura prova dalla pandemia, decisamente più vigoroso, però, rispetto a quello delle nuove immatricolazioni automobilistiche.
In un contesto incerto come quello attuale, i vantaggi di questa innovativa formula sono stati particolarmente apprezzati dagli automobilisti italiani, che hanno compreso come la soluzione del noleggio a lungo termine possa rappresentare ben più di una valida alternativa all’acquisto di un’autovettura, grazie anche ai tanti benefit presenti nella rate mensile da corrispondere al noleggiatore (bollo auto, assistenza, revisione, polizza RCA, etc. etc.)
Se il mercato automobilistico ha fatto registrare un tiepido +5,50% rispetto al nefasto 2020, il settore del NLT ha visto schizzare il proprio fatturato di oltre il 30%, con un aumento marcato, per quanto ovvio, nel primo trimestre dell’anno: rispetto ai primi tre mesi del 2020, segnati dal più rigido lockdown della storia del nostro paese, il volume d’affari del noleggio a lungo termine era cresciuto di oltre il 57%.
La crescita del settore, quindi, è andata via via consolidandosi nel corso del 2021, con un numero costante di italiani che hanno deciso di ricorrere al noleggio a termine, facendo registrare oltre 200000 nuove targhe. Ed il trend, secondo gli esperti, è destinato a perdurare anche nel 2022, dove le difficoltà di produzione e reperibilità dei materiali potrebbero rallentare le vendite di nuove autovetture.